2 Novembre 2011
Vivere o Niente
di Arcangelo Tangorra
"IO STO MALE!"
"Vivere o Niente" è un urlo di dolore esistenziale, graffiante, che riesce a lacerare gli strati dell'anima di chi lo ascolta per la prima volta e lascia attonito chi se lo sente scorrere dentro in continuazione come vino caldo.
Vasco Rossi non è un satellite, non è un pianeta e non è neanche più un mondo. Vasco Rossi è un cuore che batte, che pompa sangue, adrenalina, male di vivere e rock a ritmi sempre più impressionanti.
"Vivere non è Facile" apre e mette in chiaro, da subito, il livello e i tasti che verranno toccati; il discorso si sviluppa accarezzando, con mani spaventate, una fede che l'Uomo-Vasco cerca senza riuscire a trovare, in "Manifesto Futurista della Nuova Umanità". E anche il terzo pezzo ("Starò Meglio di Così"), pur distaccandosi in modo apparente dalle corde principali, ha un gusto che scivola tra i denti costringendoti a stringerli. "Prendi la Strada" ribadisce il concetto "la vita è dura", pur facendolo su ritmi più leggeri. Striscia, sottintende, esplicita e costringe a mordere il freno, puntando il dito su tutte le volte che ci si sente dire che il diverso sei tu. "Dici che" è un dialogo con se stesso. Un confronto schietto tra quello che pensava e che sentiva e quello che ha realizzato. Con "Eh... Già" ritroviamo il Vasco scanzonato, quello che dice in faccia un po' a tutti i suoi detrattori (dell'epoca e moderni) che lui, nonostante quello che dicevano e che pensavano, è ancora qua. E, per la dedica a queste persone, è necessario prendere visione del video ufficiale.
"Sei Pazza di Me" sembrerebbe cambiare strada, mettere altra carne al fuoco, avere una direzione diversa, ma non è così. Basta ascoltare l'inizio. Questo brano anticipa la title-track, "Vivere o Niente", capolavoro assoluto e paradigma definitivo dell'assunto: "Vasco è". Il testo è spaventoso nella sua schiettezza d'espressione. E' violenta, spietata, cattiva, pur innalzando il livello linguistico a vette solo sfiorate in precedenza. A seguire, "L'Aquilone"; tutto il brano è rinchiuso in un unico concetto: non serve sapere cosa capita dall'altra parte del mondo (o dell'universo) perché ci perdiamo qualcosa qui. Una frase meravigliosa cade a pennello a coronare questo pensiero: "Ci sono cose che non posssono... Eppure sono".
"Non sei quella che eri" è un ironico schiaffo alle difficoltà di un rapporto; fanno sorridere (anche con amarezza) certi passaggi, come: "QUANDO SONO QUI VUOI CHE VADA Lì, QUANDO NON CI SONO DOVREI ESSERCI". Si arriva, così, a "Stammi Vicino", altra incisione nell'anima dell'ascoltatore. Perché "In questo mondo ipocrita che non ha domani" ci si rifugia nello stare vicino, e lasciando che il resto scorra lontano, come uno sfondo sbiadito che non merita neanche la memoria del passaggio.
"Maledetta Ragione" e "Mary Louise" sono due antiche perle di Vasco Rossi; scritte in età giovanile, e poi tenute (quasi) nascoste fino a oggi.
Di Vivere o Niente si è detto molto. Di Vasco Rossi moltissimo. Non si può parlare dell'opera senza parlare dell'artista, questo è chiaro; però, troppe volte, ci si fa avanti in un discorso intrisi di pregiudizi e pieni di verità tascabili pronte all'uso. Si vorrebbe scavare nei segreti anche quando i segreti non ci sono, per portare alla luce quel "qualcosa" che possa spiegare una canzone, un quadro, un libro. Nel caso di Vasco Rossi è uno sforzo più che inutile. Perché Vasco Rossi è lì, nei suoi testi, senza nessun mistero da svelare. Forse va solo ascoltato con più buon senso, con più attenzione e con più apertura mentale. E, possibilmente, più "liberi" da ogni preconcetto. A quel punto, e solo allora, si sentirà quell'urlo scendere dentro.
"IO STO MALE!"
Arcangelo Tangorra
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