19 Giugno 2012
VASCO KOM 3D: la prima mostra rock a tre dimensioni
di Ka Bizzarro
Proviamo, almeno per un momento, a cercare di dimenticarci della ingombrante presenza di una rock star dalla carriera e dalla vita senza precedenti, per concentrarci sulla mostra in sé.
Facciamo finta che nelle foto non ci sia un uomo che è un' icona, coi suoi rimandi, la sua storia, il suo fascino e, perché no, un certo magnetismo anche per delle facili antipatie.
L’esposizione “VASCO Kom - La mostra in 3D” – ideata da Arturo Bertusi - che ospita le opere di Roberto Villani, fotografo ufficiale dei concerti di Vasco Rossi, e di Gianluca Simoni, che si è occupato della realizzazione delle copertine dei recenti lavori dell’artista, va analizzata, se possibile, al di là del soggetto a cui è dedicata. Altrimenti non le si renderebbe giustizia, oppure si potrebbe anche rischiare di rendergliene troppa.
La prima cosa che salta all'occhio, appena cominciato il percorso all' interno di Palazzo Isolani, è proprio il contrasto tra la modernità assoluta delle installazioni che proiettano le fotografie in 3D e la solennità di quelle stanze che trasudano bellezza e storia. Questo contrasto può sia apparire stonato, se si vuole che sia stonato, ma allo stesso tempo filosoficamente perfetto, se si pensa che il soggetto della mostra si è sempre tuffato a peso morto per squarciare un muro di tradizione culturale con la novità della sua poetica artistica, fino a diventare, paradossalmente egli stesso tradizione, ma sempre costretto, dalla sua indole anarchica, a lottare per non restarne infangato.
Ma avevamo detto di cercare di fare finta che Vasco Rossi non ci fosse. Scusate, forse siamo stati troppo pretenziosi.
Dal punto di vista strettamente tecnico, girovagare per quelle stanze con i nostri occhialini colorati, mentre guardavamo stupefatti le fotografie venirci incontro a tal punto che veniva istintivo cercare di toccarle, ci ha fatto capire che il cinema in 3D e la fotografia in 3D sono due cose totalmente diverse. Ma non perché un fotogramma di un film e una fotografia siano differenti nella loro essenza. La differenza sta nel fatto che la foto, nella sua staticità, ti permette di creare il movimento coi tuoi occhi, di apprezzare ogni singolo particolare e godere appieno della profondità degli spazi e dai personaggi descritti nella foto.
Guardare un film in 3D, dopo l' iniziale stupore (e anche un pò di fastidio agli occhi e all' equilibrio), diventa come guardare un film in versione classica. Ci si abitua. Dopo un pò ci fai meno caso.
La foto invece, la gestisci tu. Decidi quanto guardarla, decidi se riguardarla, la esplori, immagini i rumori, le note, i movimenti dei visi che sono solo accennati. E come se la foto ti dicesse: queste sono due note, continua tu la melodia.
Forse è per questo che chi ha allestito la mostra, ha pensato di non mettere una colonna sonora alle foto, ma solo dei rumori di fondo che a volte arrivano come delle sferzate. Ti viene da domandarti perché non ci hanno messo la colonna sonora.
Poi capisci che avevano ragione, perché la colonna sonora te la fai tu nella tua testa. Scegliendo la tua canzone.
Questa è democrazia. E l'arte è democratica.
Ka Bizzarro
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