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6 Settembre 2012
 

VASCO 3D

di Valeria Genova


Mi trovo a Bologna.
E' un sabato torrido di Giugno.

Sono qui per una mostra a Palazzo Isolani.
Il protagonista è lui, Vasco Rossi: lo vedrò...tridimensionale!

Il palazzo è splendido, proprio nel cuore della città: mi sembra di essere nel periodo del Rinascimento mentre mi addentro nella splendida piazza che 'ospita' il palazzo...se non per l'enorme facciona di Vasco appesa all'entrata!

Storia vs modernità.
Credo che la scelta della location sia perfetta per l'installazione di una mostra tridimensionale: immaginatevi un antico palazzo, con lampadari preziosi e muri possenti e uniteci la figura di Vasco, le foto dei suoi concerti, il video del backstage e i manoscritti di alcune sue canzoni...cosa può venirne fuori? Un mix esplosivo, scandito dalle note delle sue canzoni che non senti ma che la tua testa comincia a canticchiare piano, sottovoce guardando le immagini.

Entri dalla porta della storia e vieni catapultato subito tra la folla dei suoi concerti.
Tu sei lì. Ma sei anche qui.

...più su...più giù...

Rimani lì: fisso a guardare quelle immagini, a sentire l'energia che anche una semplice fotografia ti fa avvertire; sei sul palco insieme a Vasco, eh! Davvero! E come lui puoi vedere la moltitudine di persone con le braccia alte rivolte verso il cielo che urlano, cantano...piangono. Eh già...perchè quando l'emozione è forte piangi.

Qui vorrei aprire una breve parentesi riguardo a chi considera la maggior parte dei fans di Vasco fanatica (perchè piange, perchè urla, perchè è 'in fissa'): si piange di gioia, ci si commuove quando qualcuno tocca le corde giuste della tua anima...il pianto non è a comando, le lacrime scendono, così, all'improvviso. Capita, quindi, che tu senti una canzone, ascolti le parole e quelle parole ti rimandano ad attimi di vita vissuta e dici 'porca miseria, questa canzone mi rappresenta in pieno' e percepisci le parole di cui avevi bisogno e diventano tue. Che male c'è? E' fanatismo, questo? No, è condivisione, cum-dividere, dividere insieme, la capacità straordinaria di Vasco Rossi.
E poi succede che ti ritrovi ad urlare le sue canzoni...fanatismo? No! Quando ascolti Vasco, a detta anche di un'artista del calibro di Mina, devi sparati un paio di pezzi suoi con gli altoparlanti a manetta. Vasco va sentito forte da spaccare i vetri.
Così urli, per forza! Come fai a non farti travolgere?

Tornando alla mostra...vivi Vasco. L'artista Vasco Rossi.
Entri in un'altra sala e ti ritrovi nel backstage di un suo concerto: la preparazione e la folla già presente che lo acclama. La stanza è buia, così tu ti ritrovi a vivere pienamente quegli attimi. Sei agitato tu per loro che stanno per andare in scena.
L'inquadratura pregna di emozione è quella che riprende Vasco, di schiena, microfono alla mano e senti le persone che cominciano ad urlare perchè sanno che sta per arrivare; lui, con passo lento ma sicuro, di chi è abituato a tutta questa frenesia, sale gli scalini che lo separano dal SUO pubblico e con nonchalance irrompe come un animale sul palco e inizia cantare. L'esplosione è fortissima.

Continui tra i corridoi del palazzo e ti ritrovi in una stanza piena di fogli: la sala della 'creazione'!
Manoscritti, testi, appunti, note di una rockstar.
Vedi i fogli scritti da Vasco, la nascita di alcune sue canzoni.
Ridi, ti emozioni, le canti!
Come se stessi completando un album di figurine, osservi i manifesti dei concerti e inizi a dire, tra te e te: 'c'ero, non c'ero...c'ero c'ero c'ero'. Ci sarò sempre.

La mostra termina con la mia sala preferita: due tende rosse che rimandano al sipario dei teatri, chiuse, con una scritta, IO SONO ANCORA QUA, che ti invita ad entrare, a salire sul palco! La stanza è piccola, buia con più schermi posizionati a caso -sembra-.
Ad un tratto inizia lo show: uno schermo si accende e compare Vasco che parla di sè. All'improvviso si spegne ma se ne accende un altro alle tue spalle, tu ti volti e vedi Vasco che parla della sua vita. Non termina ma lo schermo si spegne mentre un altro alla tua destra mostra Vasco che parla della sua musica.
Un labirinto di parole e immagini -una sola, quella di Vasco...ma per la struttura dell'installazione, sembrano di più- che ti fa capire che il sipario che c'è alle tue spalle è quello che divide l'Artista che abbiamo visto fino a quel punto della mostra e l'Uomo che si confessa in quella stanza.

Esci e trovi la grande scritta al diavolo non si vende si regala! Riassunto della sua vita? Può darsi.

La mostra è terminata ma rimane la notte che con il suo scuro manto si spera porti un po' di refrigerio.
La Notte Rossi sta per iniziare: ospiti Stefano Salvati e Celso Valli...meglio di così!
Un arrangiatore ed un regista. Ma non qualsiasi.

Inizia la notte dei ricordi.
Che strano effetto sentire persone vicine a Vasco parlare di lui senza di lui.
Capacità di delega: un' altra caratteristica che mi piace di Vasco.
Si fida dei suoi collaboratori. Sembrerà una fesseria ma contiamo quanti altri artisti permettono ai loro collaboratori di parlare di loro in loro assenza. Pochissimi. Non si fidano o sono istrionici, narcisisti.
Qui vince la professionalità e lo spirito di squadra.

Stefano Salvati, in questa occasione, ci ha fatto molti regali: ha riproposto i famosi video de Gli spari sopra e Gli Angeli, non sottraendosi al raccontare aneddoti sul dietro le quinte; insieme a Celso Valli si è parlato di come è nato e si è sviluppato il progetto della Scala di Milano, L'altra metà del cielo. Che spettacolo! Io l'ho vissuto in prima persona perchè l'ho visto e sono rimasta basita dalla potenza della musica di Vasco dentro a quel teatro. Un po' come questa mostra: il sacro -il palazzo antico- e il profano -la musica di Vasco-!

Le sorprese non sono finite: il proiettore ci fa un ultimo regalo...immagini inedite della registrazione dell'album Liberi Liberi.Wow. Da brividi. Vedi Vasco compositore, Vasco cantante, Vasco che dirige i suoi musicisti, Vasco attento e professionale che corregge, si corregge, Vasco che gira il video, che scherza con tutti, che fa squadra...

...e da questo ti rendi conto del perchè quella di Vasco è

una storia lunga tre generazioni
una storia fatta di successi, di affetto, di passione e sudore.

Semplicemente la storia di un Artista di Zocca.
 
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