10 Novembre 2011
Vado al massimo, nonostante tutto
di Ka Bizzarro
Il futuro è grigio? Sfiducia, crisi, baratro, alluvioni. Bisognerebbe stare cagati. Ehm scusate, meglio parlare come si deve…bisognerebbe essere prudenti.
E invece no. Mi butto in nuovi progetti, lavoro il triplo di prima, mi imbarco in questa cosa strana chiamata amore. Non voglio perdermi niente.
Ho osservato per anni la gente correre di qua e di là, affannarsi, programmare, pianificare, costruire, smontare, rimontare. Tutti nelle loro automobiline a petrolio come formiche impazzite. Li guardavo appoggiato al muro con la mia bella sigaretta (…sigaretta?) in bocca e pensavo: "calma ragazzi! Dove cazzo correte?".
Adesso, negli ultimi giorni, li vedo che continuano a correre, ma sono più… come dire… "piantati" per terra. Appesantiti dalle nuove paure. Quelle reali, non le paranoie da occidentale insoddisfatto con cui parlare dallo psicologo. Paure nuove, eppure arcaiche: il tetto sulla testa, la fame, la sete, il freddo.
Davanti al pericolo, alla paura, all'incertezza, gli esseri viventi reagiscono di solito o col panico, correndo di qua e di là senza pensare a cosa fanno, oppure si bloccano arrendendosi al loro destino e sperando fino all' ultimo che qualcosa li salvi.
Bene, io accelero.
E non per panico o per istinto autodistruttivo! Accelero perché so dove voglio andare. E non c'è tempo da perdere, non c'è da spettare tempi migliori. I tempi migliori sono andati.
Via, correre, per evitare che qualcuno ti fermi a parlare del tempo e del più e del meno.
Basta, non si scherza più. Contano solo poche cose. Via il superfluo, via la tv, via l'aperitivo, via le feste che contano. Dritti al punto.
"Scusa, non ho tempo". Adesso te lo dico io. "Non me ne frega un cazzo della tua nuova app. per smartphone o del nuovo presidente del consiglio". Mi hai già fatto perdere 5 minuti di vita per niente.
Voglio vedere come va a finire, andando al massimo, senza frenare.
Già proprio come "lui". Chissà se qualcuno l'ha capito finalmente cosa voleva dire, quella sera a Sanremo, mentre faceva finta di non capire neanche come si chiamava.
Di sicuro non in Messico. Di sicuro non in un posto che qualcuno poteva lontanamente immaginare.
Dritto al punto, il suo punto, quello che fissava costantemente.
E adesso, per favore, spostati, che stai proprio in mezzo tra me e il mio cazzo di punto.
Punto.
Ka Bizzarro
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