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21 Maggio 2024
 

TV Sorrisi e Canzoni: alla vigilia del tour negli stadi il rocker numero 1 si racconta.




Questa settimana in edicola con TV Sorrisi e Canzoni

Parlare con Vasco Rossi dei suoi concerti è emozionante. Perché il suo volto subisce una metamorfosi, gli occhi diventano lucidi, brillanti come quelli di un bam-bino. La passione che porta sul palco è sempre la stessa. E anche stavolta abbiamo avuto il privilegio di farcela raccontare alla vigilia del tour che lo porterà negli stadi, sette date a Milano e quattro a Bari.
Vasco, sette San Siro tutti esauriti sono un record senza precedenti.
«Mi piace occupare lo stadio per 20 giorni, l'avrei fatto per un mese, ne avrei fatti dieci, i biglietti li abbiamo venduti, la gente sarebbe venuta. Ma ci devono suonare altri artisti. Chissà perché...».
Milano è sempre stata importante per te, il sindaco Beppe Sala ti darà anche la "Pergamena della città".
«Come a Patti Smith, ne sono onorato. È stata la prima città che mi ha capito. Le prime volte uscivo dalla Stazione Centrale e mi sentivo come a New York. Venivo dalla montagna, ero un montanaro. Come città avevo l'esperienza di Modena e Bologna, che sono due paesoni».
Anche con San Siro hai un rapporto unico. Ti ricordi cosa hai pensato quella sera del 10 luglio 1990, quando hai visto quella folla oceanica?
«Ero terrorizzato».
Come mai, cosa pensavi?
«Che erano troppi (ride)!».
Era il tuo primo stadio.
«Venivo da piccoli concerti, ricordo quando cantavo "Jenny" alla Festa
dell'Unità e si sentiva l'altoparlante:
"Sono finite le patatine al tavolo 10!" (ride). Negli Anni 80 sono arrivati i palazzetti, ma col passaparola: i giornali ce li avevo contro, per loro ero un drogato».
Però intanto la gente ti cercava.
«Non leggevano i giornali, ascoltavano le canzoni. E si sentivano capiti».
Poi di San Siro ne hai fatti altri
28. Ma per te è cambiato qualcosa?
«Prima del concerto ora non ho più paura. Ma quando sono sul palco l'adrenalina è la stessa, questo personaggio guascone che porta in scena le sue voglie e le sue debolezze è sempre lui».
(foto pigicipelli)

 
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