15 Settembre 2011
Noi siamo i soliti… quelli così!
di Stefano Anrico
Eh già…
E siamo ancora qua… liberi… liberi!
Proprio come quella vita spericolata… come lei, siamo… quelli… fatti così!
Tornavo a casa e guardavo una collina brumosa, l’estate che salutava con il vestito grigio, quello apposta per un viaggio verso un appuntamento in un futuro ignoto. Quello stesso futuro che, se siamo fortunati, ci rivedrà… così… i soliti!
Così è successo un’altra volta. Un colore, una sensazione sulla pelle, che sapevo venire da lontano, da quando si potevano mangiare anche le fragole, ma non riuscivo a rimettere a posto, questa situazione ha ritrovato un senso. Alla radio ho sentito una chitarra; facile, banale forse, proprio come ciò che avevo davanti, l’immagine di una realtà familiare. La stessa di sempre, vista mille volte senza nemmeno guardarla. Perfetta. Quando succede la faccia ride da sola. Siamo i soliti. Quelli che ridono senza motivo, che hanno imparato l’ironia, che hanno frequentato pericolose abitudini, ma hanno imparato a riconoscere Sally, tutte le volte che l’hanno incontrata. L’estate non l’ho lasciata morire. No, no, questa volta non muore più! L’ho respirata, forte, in una volta sola. Così so che tornerà. Anche lei, la solita… Quante volte ho pensato, abbiamo pensato “ora mi compro una 24 ore, mi faccio su una bella targhetta in ottone da mettere sul campanello, e comincio a diventare serio”. Perché quella collina è troppo grigia, e l’estate deve andare via pure lei.
In quell’attimo esatto… “noi siamo i soliti… siamo i difficili…”. Fregato, fregati un’altra volta. Niente cartella, niente targhetta. Non c’è tempo: è ora di sognare, di tornare liberi… liberi...
Siamo i soliti. Quelli che hanno frequentato pericolose abitudini, già, le pericolose abitudini della banalità, della gente che ti vuole fregare, dell’ipocrisia, dell’indifferenza, delle parole di moda come le scarpe, della smania di avere, di sembrare perché essere è troppo difficile. Le pericolose abitudini di non arrendersi alla risposta più semplice, di giudicare, ma di non pre-giudicare, di non accettare i compromessi solo per convenienza, di essere puliti, di essere DIFFICILI e INUTILI. Ma ci siamo salvati. Quasi per miracolo. E grazie agli interruttori. I nostri interruttori: le canzoni, la musica, le parole vissute, la possibilità di ricordarci “dove l’abbiamo già visto” quel brivido che ci fa inarcare la schiena ancora una volta, che riesce di nuovo a sorprenderci, a svegliarci. Siamo i soliti eh? Non cambiamo mai, non sappiamo andare avanti. Forse perché siamo liberi di sognare e di volare. E in un sogno blu come il volo più bello siamo così lucidi da capire che “avanti” non è il posto migliore. Siamo i soliti. Perché chi è libero di sognare non ha bisogno di avere fretta.
Stefano Anrico
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