10 Giugno 2013
LIVE KOM-PRESSOR 2013
THE FIRST
La pioggia. La pioggia che maledici. La pioggia che ti riempie le scarpe, i jeans, il colletto della giacca di pelle. La pioggia che ti scivola giù nella schiena, e il freddo. Quel freddo che conosci e che capisci. Quel freddo che, quando arriva... Quando arriva Vasco, poi, va via, e tu resti lì, aggredito dalla sua perfezione assoluta nel concept di questa sua "ripresa di un discorso", interrotto per cause di forza maggiore due anni fa e ricominciato con forza maggiore rispetto alla causa passata. E sembra quasi una necessità. Una necessità di essere, e di ritornare a essere. E questa necessità è stata così tanto vissuta che il ritorno all'essere viene superato dal divenire ancora di più. Ancora di più "live", ancora di più rock, ancora di più Vasco. E' un concerto di quelli che non ti aspetti, senza pause, senza soste, senza interruzioni, senza una sbavatura.
La risposta perfetta a tutte le illazioni, le supposizioni e le diffamazioni tentate da certa stampa. E questa risposta è chiara, netta, senza possibilità di replica: Vasco è tornato, ed è in forma pazzesca.
La pioggia. La pioggia che maledici. La pioggia che gli sbatte sul cappellino, sulla faccia, sul giubbotto e che vedi rimbalzare via. Non sposta l'asta del microfono, resta lì, sotto la pioggia, insieme a te. Canta con una voce che ha molto dell'antico, si muove con una sicurezza e con una tranquillità che, a dar retta a certi pseudi giornalisti, mai ti aspetteresti. Provoca, sì, ma più che altro sfotte quando, a seconda del pezzo che sta vivendo, il pensiero gli cade sulla questione. E glielo si legge in faccia,
Il progetto di portare un concerto di tematiche sociali riesce alla perfezione, e raggiunge diversi apici. Uno su tutti il richiamo a Bansky, nell'abbigliamento, alla fine di "Mi si escludeva".
Tanto che, come detto all'inizio, ti senti aggredito, assalito, quasi schiacciato dal peso di certi messaggi, che vengono serviti al colmo dell'ironia (un esempio nell'esecuzione di "Manifesto Futurista") ma che non riescono a durare fino alla fine.
Perché, alla fine, dopo l'aggressione, dopo la provocazione, la rabbia si esaurisce ed esce l'Uomo-Vasco, quello sempre vivo dentro e sotto ogni sua manifestazione di essere.
E l'Uomo-Vasco, quando viene fuori, finisce di ucciderti con la sua dolcezza.
Prendendo questo spettacolo dall'inizio alla fine, non posso dire che si tratti del Live-Kom-013 perché, quando le luci si spengono, tu resti travolto da troppe emozioni tutte insieme. Sei stato preso e tritato, e ridotto a una pasta fine composta di gioia e riflessioni interiori, trattate con la giusta leggerezza ma esposte con la rabbia necessaria.
Io mi sono trovato davanti al Live-KOMpressor-013. E sono certo che la stessa cosa sia successa anche a tutti gli altri presenti.
La pioggia. La pioggia che maledici. La pioggia che non ha mai dato tregua.
Però... Senti che bel rumore.
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