Festival di Venezia 2015: Vasco Rossi super star
Il rocker batte persino Johnny Depp e si attesta come la star più acclamata di questa Mostra del cinema. Dove è arrivato (in grandissima forma) a presentare il documentario Il decalogo di Vasco. E a fare i numeri sul red carpet
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Vasco Rossi sbarca al Lido e per una sera tiene "in scacco" la 72esima Mostra del cinema. Lui, che di mestiere non fa il cinema ma la rockstar. E qui Venezia si attesta ancora una volta come la star italiana più forte, l’unica in grado di smuovere in ogni circostanza – persino in Laguna - il suo “piccolo” esercito di fan, galvanizzandolo tanto allo stadio quanto all’Embarcadero dell’Excelsior . Dove lui è arrivato l’11 settembre – già istituzionalizzato come Vasco Day - alle 18 in punto, acclamato più di Johnny Depp (che pure qui aveva fatto faville), e atteso più di qualunque divo o diva passata qui in questi giorni.
Il segnale che il Blasco è all’orizzonte lo danno i fan: “Vascoooooo”, strepitano dall’alto vedendo il motoscafo arrivare. Lui scende e qualcuno si raccomanda “Vasco non cadere!” , mentre una bambina azzarda “sei bellissimo!”, e riceve una piccola ovazione. “È dalle 11 che siamo qui!”, gli urlano in coro. E lui con un sorriso, un autografo, una stretta di mano e un saluto prova a ripagare il calore e l’affetto. È di buon umore, si vede. Si concede divertito anche alle prime foto e interviste. “Fanculo le televisioni, Vasco, siamo noi i tuoi fan!”, obiettano però i suoi. Che sono tanti, di tutte le età (dal 7enne scatenato che si arrampica sulle transenne alla 50enne con le lacrime che ordina alla security di spostarsi “perché devo fare la foto: sennò quando ci ricapita?”). Ma Vasco ne ha per tutti: giornalisti, fotografi, fan, fan, fan. “Sono qui per questo Decalogo”, dice, “una cosa molto originale che io ancora non ho visto. Sono molto curioso di vedere che cosa ha combinato questo giovane regista. Con lui c’è stato un feeling istintivo. Siamo tutti e due un po’ stropicciati dalla vita”.
Diretto da Fabio Masi, il film – che andrà in onda il 26 settembre in seconda serata su Raitre - racconta un viaggio immaginario di due fan del rocker, che si spostano con un cartonato del musicista in auto, mentre il mondo scorre dal finestrino e lui, a fotogrammi quasi regolari, interviene «dal vivo» elargendo pillole e riflessioni filmate (es. «L’uomo è nato per correre solo nel momento in cui deve scappare», «Ho passato tutta la vita cercando la verità», «Sessualità e violenza vengono sublimate nell’arte»). Con tanto di scena madre finale: Vasco Rossi ripreso a fare yoga in spiaggia, e a «giocare» con il suo corpo e la mente.
E il rocker sembra giocare e divertirsi tanto anche sul red carpet, dove sfila in serata prima della proiezione del film. Cappello, occhialini neri e spolverino luccicante, tiene banco per quasi un’ora, improvvisando saltelli sul tappeto rosso, inerpicandosi tra i fotografi (e piombando giù senza ginocchia ferire), firmando autografi (anche sui bicipiti!), abbracciando il pubblico adorante. Il suo pubblico, che non smette un attimo di reclamarlo, invocarlo, intonare a squarciagola le sue canzoni. Quella di Vasco è idolatria pura, e come ha scritto qualcuno sui manifesti, tutti si sentono “Orgogliosi di essere VASCODIPENDENTI”.
L’ultimo atto di Vasco al Lido va in scena in sala Darsena, gremita come a un concerto (più di duemila biglietti bruciati in poco meno di un’ora). Anche qui è un tripudio di flash e Vivere. “Mi volete così bene perché non mi conoscete”, esordisce il rocker sul palco, presentandosi con un bicchiere di champagne in mano. “La musica è miracolosa, ti cambia l'umore di una giornata. Ti fa provare delle emozioni forti quando ti riconosci, a quel punto vuoi bene anche a chi l'ha scritta, anche a chi non se lo merita" (esaltazione della platea). Quindi racconta la sua esperienza di “attore”. "Sono un attore a mia insaputa, ma Masi ha colto l'essenza del Vasco uomo e del Vasco personaggio", dice. Accompagnato dal giornalista Rai Vincenzo Mollica, il cantante – euforico e incredibilmente loquace - si è poi lasciato andare ai ricordi, tornando “al massimo” fino al Sanremo del 1982 e poi a quello dopo, di Vita spericolata. "Sono andato la prima volta per fare il matto così qualcuno si sarebbe ricordato di me". “A quei tempi”, continua, “le rockstar morivano come le mosche. Non pensavo che sarei vissuto così a lungo". Invece eccolo, 32 anni dopo, più “alive and kicking” che mai. E la Mostra del cinema, direttore Barbera in testa, ringrazia.
Raffaella Serini
Venezia72, ciclone Vasco: volevo essere Mick Jagger (ANSA)
Un ciclone così alla Mostra del cinema di Venezia in tanti anni non si era mai visto, con la sala Darsena trasformata in stadio e una rockstar a divertire quasi 3000 persone con battute, ricordi, canzoni. Si perchè Vasco Rossi ha pure canticchiato, neppure lui ha resistito al coro degli hooligans che continuamente lo interrompevano felici di averlo più vicino che mai e in una situazione diversa. L'occasione era l'ormai celebre Decalogo di Vasco, il film documentario di Fabio Masi che andrà in onda il 26 settembre su Raitre, prodotto dalla stessa Rai3. Vasco è un turbine, simpatico, in palla, beve un bicchiere di champagne per dissetarsi e racconta e si svela, aneddoti da morire dal ridere come quando sul finale dell'incontro condotto da Vincenzo Mollica, spiega come andò a Sanremo e come ha studiato da rockstar. ''Vedevo Mick Jagger volevo essere come lui ma nessuno mi filava. Così ho visto come faceva lui: esempio se ti cade il microfono non devi raccoglierlo sembri un imbranato, ti giri neanche lo guardi e te ne vai. Così sei una rockstar. Ci ho messo una vita a togliermi il riflesso condizionato di non raccoglierlo, prove su prove. Poi sono andato al festival, era con Vado al massimo, ero diversamente lucido ma avevo le idee chiare. Cosi - racconta - concentrato decido che non lo rimetto a posto il microfono nell'asticella perchè se non riesci sembra che stai allo zecchino d'oro. Allora genio penso di metterlo in tasca e di passarlo al cantante dopo che era Cristian, feci cadere tutto e non mi girai, tanto che cazzo me ne frega''. Poi racconta Vita Spericolata e anche qui c'è di mezzo la fissa di essere una rockstar. ''Non pensavo di vivere così tanto in quanto rockstar, ero sincronizzato a morire presto, le rockstar muoiono tutte come mosche. Così scrivo Vita Spericolata, una canzone stupenda di quelle che ti vengono una volta nella vita, così almeno una cosa l'ho fatta. Il putiferio a Sanremo? Non me ne fregava niente''. La rockstar ''è tutto quello che sono e al tempo stesso vorrei essere. L'uomo, cioè io, è in credito''.
Vasco, ciclone a Venezia: "Volevo essere come Mick Jagger"
Il cantante alla Mostra per presentare "Il decalogo di Vasco" canta davanti a quasi 3000 fan e si lascia andare ad aneddoti, ricordi e battute. "Sono sincero solo nelle mie canzoni"
VENEZIA - E alla fine Vasco canta. Senza strumenti, senza band ("se me lo dicevate portavo la chitarra"). Canta Il blues della chitarra sola, accenna una strofa e il pubblico gli viene dietro. A inizio serata aveva detto "canto solo quando sono ubriaco", poi complice un calice di champagne e l'affetto dei fan alla fine si lascia andare, è un fiume in piena di aneddoti, storie, massime sulla sua vita e la sua musica. Altro che Vasco night, è stata tutta una Vasco giornata. Accolto da rockstar ma anche da moviestar da migliaia di fan, Vasco è arrivato al Lido nel pomeriggio, lo sbarco dal motoscafo è rocambolesco con i ragazzini che scavalcano il cancello del giardino dell'Excelsior e lottano per accaparrarsi un autografo o un bacio: "Ai fan dico grazie di esistere, come loro lo dicono a me, io lo dico a loro". In 2800 in un'ora a fine agosto hanno esaurito i biglietti disponibili per la doppia proiezione e sono arrivati con striscioni, magliette dei concerti e un unico urlo, che sovrasta anche la voce compassata che annuncia l'inizio della proiezione, "Vasco, Vasco".
Prima di lui sul tappeto rosso ("con me è diventato ancora più rossi") sono sfilati gli artisti, intellettuali, cittadini della marcia a piedi scalzi. Non si è tolto le scarpe ma scendendo dal motoscafo ha dichiarato: "Quello dei migranti è un problema molto grave che deve essere risolto in qualche modo, è una grandissima tragedia. Dobbiamo solidarietà a chi scappa dalle guerre vorrei vedere, se dovessimo scappare noi e ci dessero tutte le porte in faccia".
La mostra rock. "Sono venuto a portare il rock al festival del cinema di Venezia perché la musica è una grande consolazione, il rock scarica anche i nervi e fa stare meglio nella vita". Vasco è alla Mostra per presentare Il decalogo di Vasco di Fabio Masi, viaggio nel mondo del rocker tra massime filosofiche, ginnastica in spiaggia ("non sono uno sportivo, lo faccio per necessità") e dietro le quinte dei suoi concerti. "Sono qui come attore a mia insaputa - scherza Vasco - l'inconsapevolezza mi rende più allegro, quando sono consapevole sono più nervoso. Questo decalogo è molto originale, ho dato fiducia ad un giovane regista perché è stato un feeling istintivo, abbiamo vissuto una vita pericolosamente siamo un po' stropicciati tutti e due".
Le canzoni nascono da sole. L'ora che precede il film è tutto un dialogo tra Vasco e i suoi fan, lui dice una cosa, loro rispondono con una strofa e magari la cantano. "Sono sincero solo nelle mie canzoni - rivela - io racconto quello che sento e parlo delle mie debolezze non mi vergogno di niente. Magari ad un amico una cosa non la direi ma nelle canzoni sì perché l'artista deve essere sincero. E poi le canzoni nascono da sole"... e dal pubblico "vengono fuori già con le parole". Quando scrivo una canzone sono sempre in una dimensione un po' onirica, sono solo con la mia chitarra, se incontrassi una donna la canzone non la scriverei più ma d'altronde tutta l'arte è così: libido sessuale sublimata". E ai fan che continuano dalla platea a gridargli e a invocarlo, dice: "Vi ringrazio per l'affetto che mi dimostrate, forse se mi conosceste meglio..." ma non finisce la frase perché parte Ti voglio bene non l'hai mica capito.
Il camionista alterato e l'amico Alfredo. "Spesso mi è capitato che mi tornassero indietro le cose che ho scritto - e Vasco si lascia andare all'aneddoto - una volta ho fatto un incidente ed è sceso uno dal camion incazzato nero, mi ha guardato in faccia e mi ha detto ora te la do io la vita spericolata. Altre volte invece la vita l'ho messa nelle canzoni. Come in Colpa d'Alfredo che racconta una cosa successa davvero, ho cambiato i nomi ma la storia è quella. Incontravo sempre un amico in discoteca ti piantava un chiodo tu perdevi tempo e poi finiva che a andavi a casa solo e allora ci ho fatto una canzone".
Nascita di una rockstar. Ma il momento più bello è quando Vasco racconta come è nata la rock star del Blasco. "Io ho iniziato negli anni Ottanta, mi chiedevano se ero un cantautore e io rispondevo no, sono una rockstar. Con tutto il rispetto per i cantautori, con i quali ho imparato a scrivere, ero convinto che occorresse cambiare pagina, che ci fosse bisogno di un linguaggio più sintetico. Lunga e diritta correva la strada non c'era più tempo bisognava dire sono andato contro un muro. Ma oltre alle canzoni era importante anche come ti muovevi sul palco io guardavo Mick Jagger, avevo osservato che se gli cadeva qualcosa non si girava a raccoglierlo perché altrimenti avrebbe dato l'impressione di un imbranato. Il riflesso condizionato fa sì che se ti cade qualcosa ti viene naturale raccoglierlo io ho lavorato duro per perderlo. Quando andai a Sanremo la prima volta avevo un microfono e volevo fare il matto, ero diversamente lucido ma avevo le idee chiare. Avrei dovuto reinfilare il microfono alla fine della canzone, ma ho pensato che cercare il buco mi avrebbe fatto sembrare uno allo Zecchino d'oro. Allora mi sono detto me lo metto in tasca e me ne vado. Così concentratissimo, anche se diversamente lucido, lo porto a Christian che veniva dopo di me e quasi piangeva. Ma poi il filo finisce il microfono vola via e io non mi sono girato, tutti mi dicevano ma sei matto hai buttato per terra il microfono e chi se ne frega. Così è nata una rockstar".
Chiara Ugolini
Il ciclone Vasco travolge la Mostra di Venezia
Foto Infophoto
Dopo un bagno di folla e la passerella più lunga e presa d'assalto di questa Mostra di Venezia, Vasco Rossi è salito sul palco della Sala Darsena ieri sera quando era passate le 21 per raccontarsi a Vincenzo Mollica in una serie di aneddoti spassosi, dall'inizio della carriera, quando "per darsi un tono da rockstar" guardava "come si muoveva sul palco Mick Jagger" ("ma in qualche occasione in cui ero 'diversamente lucido' alcune mosse, come il microfono buttato per terra sono venute da sole"), ad anni più recenti quando i testi delle sue canzoni gli sono "tornati contro": "Una volta ho fatto un incidente con un camionista e questo è sceso e mi ha detto tutto incazzato: 'Te la do io la vita spericolata!'...".
Poi confessa che all'arrivo aveva mentito quando aveva detto di non aver ancora visto il documentario di Fabio Masi ("ma si sa che io ogni tanto mento e che la verità la dico solo nelle canzoni") e che forse un cartonato della sua sagoma a grandezza reale come quello che si vede nel film "lo metterò fuori da casa mia, così non sarò più costretto a farmi tutte queste foto, con questa mania dei selfie che c'è ora". Mollica gli chiede se lo colpirono le critiche che ricevette a Sanremo quando si presentò con 'Vita Spericolata'? "Veramente non me fregava un caz....!". Vasco parla e il suo pubblico punteggia ogni sua frase con una strofa di qualche sua canzone.Poi il Blasco racconta che 'Colpa di Alfredo' è dedicata ad un suo amico di cui ha cambiato solo il nome "che mi attaccava il chiodo in discoteca e mi impediva di rimorchiare facendomi tornare casa da solo...". Il finale, sotto invito di Mollica, è per un accenno a cappella 'Il blues della chitarra sola' ("a saperlo mi portavo dietro la chitarra") e per un brindisi a modo suo al film che sta per partire sullo schermo: si avvicina al pubblico delle prime file e gli lancia lo champagne che è rimasto nel bicchiere che gli è stato offerto all'ingresso. E qualcuno, tra i giornalisti, non gradisce. E lo paragona all'episodio di Nastassja Kinski che ha 'aperto' le bizze della Mostra.Il rocker aveva già intrattenuto i fan nel tardo pomeriggio, appena sbarcato all'imbarcadero dell'Hotel Excelsior al Lido: "Certo che sono pronto per il tappeto Rossi. Sono qui per far diventare ancora più rosso il tappeto rosso. Quest'anno sono contento che il festival del cinema di Venezia abbia tutto questo rock, perché la musica è un grande mezzo per stare meglio nella vita e il rock poi scarica anche i nervi".
Cosa vuoi dire ai fan che ti seguono ovunque? "Che li ringrazio sempre di esistere. Come loro dicono a me". Che rapporto c'è tra le tue canzoni e 'Il decalogo di Vasco', il doc su di te firmato da Fabio Masi che viene presentato stasera? "Nelle canzoni ho fatto la cronaca della mia vita, ci sono io. Qui sono attore a mia insaputa. Quindi -scherza- sono qua a mia insaputa. Sono qua e non sono qua. Chi lo sa dove sono?". Cosa cattura di te il documentario di Masi che altri non hanno colto? "Cattura tutto, perché quando sono inconsapevole sono più allegro e mi lascio più andare mentre quando sono consapevole sono più nervoso e teso", conclude il Blasco.