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12 Giugno 2019
 

Ieri, 11 giugno il 5˚ concerto di 6, un’altra notte MAGICAAAAAA


Con quella di ieri siamo a quota 300.000, tutti straviziati e stravissuti e stragoduti



(Foto Simoni/Chiaroscuoro Creative)

Ieri (11 giugno) ha fatto cinquina. Di nuovo un concerto pazzesco, siamo andati a vederlo. Vasco tiene insieme una folla immensa in un paganissimo rito tutto corpo e passione, che funziona con la precisione di una formula matematica. E’ stato detto e stradetto, e d’altronde cosa si può dire ancora di nuovo e originale su di lui? Ma colpisce ogni volta come fosse la prima volta vedere famiglie di quaranta-cinquantenni (addirittura unite! Praticamente un miracolo…) che lo seguono dagli anni Ottanta e oggi arrivano allo stadio bandana in testa portandosi dietro i figli, alcuni piccoli piccoli che dici ma come ci arriveranno ad Albachiara… e invece sono lì carichi con gli occhioni sgranati a rimirar le luci del palco e il Kom che canta fino all’ultima canzone. Fino a gridare quel “Ce la farete tuttiiiii!” (immancabile) un po’ come un padre che incoraggia suo figlio. E sono migliaia la davanti a raccogliere l’incoraggiamento. Una pacca affettuosa (mai falsa) sulle spalle, data da chi insomma ci è passato prima di te. Certo, fatta lui ce l’ha fatta alla grande, ma in quella frase alla fine dei suoi concerti in fondo c’ho sempre sentito che non è tanto il traguardo o l’obiettivo che contano, è il sentirsi sempre e comunque investiti di un potere in grado di far cambiare le cose. E’ questo anche un modo di intendere la parola libertà. E di viverla. Non certo una lezione, sicuramente un auspicio e un viatico vestiti di rock. Un bambino l’ho incrociato in metro all’andata. “Ha cinque anni” ha puntualizzato il padre fiero, sorriso a trentadue denti, assecondando lo sguardo curioso di una signora che probabilmente rientrava a casa dal lavoro. “E’ la prima volta che prende la metropolitana…”, figuriamoci quando è entrato a San Siro. Eppure non deve essersi sentito troppo diverso dal ragazzo a petto nudo che ha girato per tutto il concerto braccia alzate con il cartello: “Cercasi ragazza vascolizzata”. Fiero, pure lui sorriso a trentadue denti. L’anima gemella mica l’avrà trovata, certo non ce l’avrà fatta. Ma forse quel cartellone l’aveva con sé anche l’anno scorso o quello prima ancora, non lo butterà neanche stavolta, magari lo imbraccerà il prossimo anno, al prossimo tour. Perché la vera sconfitta è nell’abbandonare la battaglia. Perché tanto Vasco torna sempre. Potente e familiare. E anche un po’ magico.

Maurizio Donati 




(Foto Simoni/Chiaroscuoro Creative)
 
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