2 Febbraio 2012
E’ una fortuna che sia ancora vivo… Vasco Rossi compie 60 anni
Ka Bizzarro, Salvatore Martorana e Claudio Bardi
Non tutti gli idoli muoiono giovani.
Pensavo a Rino Gaetano, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Kurt Cobain.
Andarsene presto è romantico. Forse non lo è stato per loro, che quando si sono accorti di essere trapassati, magari hanno pensato: "Però, sarò anche diventato un mito, ma mi sta sul cazzo essere morto".
Questo non lo sapremo mai. Ma per chi rimane, è romantico un casino. Senti la loro mancanza, rimane il dubbio di non sapere quanta meraviglia avrebbero potuto ancora creare. Non ti viene mai da immaginarli patetici e senza dignità partecipare a un talk show pomeridiano dove cantano tra un servizio sulla starlette che ha fatto il calendario "artistico" e il serial killer che ha scritto un libro di ricette cannibali. Non ce la fai. Sono morti giovani e belli e non hanno fatto in tempo a sputtanarsi.
Rino Gaetano aveva 31 anni. Gli altri che abbiamo nominato, 27.
Poi penso che Vasco a 27 anni aveva appena scritto "Albachiara". Ma non aveva ancora scritto "Anima fragile", "Siamo solo noi", "Vado al massimo", "Ogni volta", "Canzone", "Vita spericolata", "Portatemi Dio", Bollicine…
Poi a 32 è stato dentro. 22 giorni in prigione. Cosa che, forse, gli è servita a non morire a 33. "Pesa Pesaro, però".
A 33 anni sei già un pò vecchiotto per il mondo del pop.
Ma se sei abbastanza immaturo puoi sembrare più giovane e scrivere "C' è chi dice no", Vivere una favola", "Ridere di te", "Domenica lunatica", "Gli spari sopra",. E nei momenti bui puoi ancora scrivere "Sally", "Gli angeli", Siamo soli"…Insomma, mi arrivi ridendo e scherzando ai 50. E magari, dopo aver battuto tutti i record, scritto capolavori, messo su famiglia, una scuderia di moto che vince il campionato del mondo, forse sarai un po' stanchino di spingere sempre al massimo e puoi goderti la mezza età e vivere di rendita.
Ma quando l' artista canta le canzoni che è lo stomaco dell ' uomo a tirare fuori, e se quel' uomo è sempre alla ricerca, non è mai a posto e si chiede ancora "Dov' è questa felicità?"…beh, in quel caso non stiamo più parlando solo di rock and roll e di miti della musica. Forse stiamo parlando di poesia. Lascia pur stare che quel' uomo, un tantino più appesantito, sul palco spacca ancora il culo. Lascia pur stare che gli stadi non ne vogliono sapere di svuotarsi col passare degli anni.
Spegni le casse, smonta il palco e metti le chitarre nelle custodie.
Apri internet e guarda l' uomo, segnato dagli anni vissuti intensamente, che ti parla dritto in faccia. Si proprio a te…che a trent' anni ti senti già vecchio e inutile e soprattutto prigioniero della tua vita, dei tuoi impegni e delle tue paure. Schiavo delle rotaie dalle quali sei convinto di non poter mai deragliare. Guardalo quel vecchietto mentre ti dice: "Siamo liberi di ricominciare".
Non sarà un bell' esempio di vita, come dite voi, ma sicuramente è una vita esemplare.
Grazie, Vasco per non essere morto giovane. Anzi, forse è meglio dire "Grazie per essere rimasto giovane"...
Buon compleanno!
Ka Bizzarro
Si impara veramente qualcosa ogni volta che qualcosa o qualcuno ci fa capire che è sbagliata o inadeguata qualche regola su cui si basa l’apprendimento stesso della nostra conoscenza. Così Vasco ci insegna che non è come eravamo portati a pensare prima: non è necessario maltrattare la vita per lasciarla buttata su di un letto, a soli 27 anni, come il corpo strafatto di una rockstar perfetta.
Vasco supera i 27 anni e arriva a 60: sono 33 anni in più.
I primi 27 anni e gli ultimi 33 sono due vite, vissute in fondo entrambe (in attesa della terza che inizia adesso). Sono due vite diverse, apparentemente in contrasto ma comunque fuse e confuse tra loro, come il giovane e l’adulto, la genesi e il martirio, la vittoria e la rivoluzione, il sacro e il profano, una rockstar e un santo… o un Cristo. E se paragonare Vasco Rossi a Cristo è troppo trasgressivo, tanto meglio. Perché Cristo, in fondo, è stato un trasgressore e un rivoluzionario al massimo grado, anticipando di molto lo spirito trasgressivo e rivoluzionario tipico delle migliori rockstar del nostro tempo: ha trasgredito, ha disseminato il suo cammino di seguaci e messaggi di pace (ancor prima di Bono), ha sfamato tutti gli amici che gli ronzavano attorno (uno lo ha pure fatto resuscitare dopo un pesante aftershow), aveva un ego gigante (dichiarandosi, per primo, addirittura figlio di dio), ed è stato condannato dalla morale del suo tempo. Le Rockstar, d’altro canto, sono i messia della nostra epoca.
Rockstar sfrenata e social rocker miracolosamente ancora vivo: sono due vite diverse, ma un unico uomo, Vasco. Nato sulle montagne, nessuno si è dovuto occupare di portare la buona novella al paese, perché è stata la buona Novella (Rossi) a far arrivare lui in paese, nel paese di Zocca e nel Paese Italia. Ben presto si è accorto che voce e chitarra potevano fare miracoli e che la chiesa fosse uno dei luoghi meno adatti a farli fiorire. Si è accorto che il sacro poteva nascere dal profano: l’amore autentico dagli sguardi procaci di fanciulle maliziose; il senso di comunione spirituale da un concerto rock. Irrompendo immaterialmente nelle case private attraverso le onde radio, ha cambiato e vivificato realmente la vita di molte persone, intessendo con loro un rapporto emotivo profondo e inossidabile nel tempo, ha amplificato e condiviso gioie e dolori, moltiplicando le sensazioni e trasformando le canzoni in emozioni universali, guadagnandosi così un numero indefinito di apostoli, fedeli e seguaci.
Ha conosciuto anche la corruzione, la corruzione del mondo umano, che ha cercato di combattere anche attraverso la distorsione cognitiva e sensoriale data dalle droghe. Un tentativo di risoluzione pericoloso, folle e vietato che ha dovuto pagare come fosse un gravissimo peccato, subendo un martirio pubblico da parte dei benpensanti e da parte di chi gestisce ordine e potere.
Forse, però, quel che non ci uccide, ci rende più forti. O ancora più folli. Agli indici puntati contro, Vasco ha mostrato il medio. Le etichette imposte se le è strappate di dosso tutte, da solo, nel tempo, attraverso un successo continuo in grado di essere superato soltanto da se stesso, trasformando la pubblica gogna in pubblica adorazione. Ha vinto su chi lo combatteva. Ha avuto ragione contro chi continuava a sbagliare additandolo come cattivo esempio, ma non l'ha fatto mai pesare a nessuno. Durante la guerra della sua vita, ha letteralmente rivoluzionato il modo di fare e di intendere la musica italiana. E’ stata una vera e propria rivoluzione culturale, ma anche personale e sociale. Ha Invitato a guardarsi dentro prima di giudicare la realtà, perché “non è mai come sembra”. E anche perché la consapevolezza di essere peccatori è il primo necessario passo per poter concepire la tolleranza nei confronti dei difetti del prossimo.
Ha coniato un nuovo tipo di linguaggio, più diretto e sincero, pur usando le stesse parole usate da tutti. Ancora oggi alcuni lo giudicano pazzo perché porta avanti il suo verbo anche attraverso le più moderne tecniche di comunicazione. Non vuole avere interferenze nel rapporto con i propri seguaci e nel dialogo con chiunque lo vuole ascoltare: nessun filtro, emissario o prete. Tutto diretto.
Critici, giornalisti e politici lo hanno messo in croce parecchie volte. E anche affettivamente ha conosciuto spesso la morte, ma dopo poco tempo è sempre risorto.
I suoi 60 anni, sacri e profani, 27 più 33, sono gli anni zero della sua terza vita.
Auguri per i tuoi 27 anni da mito e per i tuoi 33 da rivoluzionario, che fanno 60 anni di Vasco e punto.
Salvatore Martorana
Jimi Hendrix, Jim Morrison e Kurt Cobain, quando sono morti, avevano 27 anni, mentre Rino Gaetano ne aveva 31.
Si deve morire giovani per poter entrare nella leggenda? E’ davvero necessario morire presto per poter vivere al massimo?
La candela si consuma tanto più velocemente quanto più la fiamma è potente, si dice. Allora, forse, un uomo dovrebbe morire tanto più precocemente quanto più ha vissuto intensamente? No, c’è qualcosa che non quadra. Intanto perché una candela ed un uomo non sono certo la stessa cosa. La metafora non funziona. E poi perché ci sono persone come Vasco che hanno dimostrato che per vivere tutta la vita al massimo (entrando nella leggenda) non è affatto necessario morire presto. Maledetta non è non è la vita, non è la persona ma, come ha detto Vasco, maledetta è solo la sfortuna. La maledizione della rockstar non è una morte prematura, ma soltanto una vita senza mai una pausa. Una vita diversa da solito, ma soprattutto diversa da come la maggioranza della gente si aspetta che sia. Non ci sono soltanto i vantaggi e i privilegi più evidenti, non è tutta rose e fiori l’esistenza delle stelle della musica. Soldi, fama e successo danno, certo, tante soddisfazioni, ma allo stesso tempo privano un uomo delle sue libertà quotidiane più semplici ed essenziali, come poter andare in giro per una città a fare spese pensando soltanto ai fatti propri. La maledizione è pratica, non ideologica.
Maledetto è il prezzo del successo, perché ogni cosa si paga, nella vita. E la maledizione di Vasco è doppia, addirittura, rispetto a chiunque sia morto prima, perché Vasco è una leggenda ancora viva. E’ sopravvissuto al proprio successo, è sopravvissuto al proprio personaggio, è sopravvissuto a se stesso. E c’è chi non glielo perdona. Così come è naturale idealizzare chi è morto, chi ormai non può più deluderci ma può ancora farci sognare, così come il pubblico è portato a provare sempre un certo fascino per gli eroi morti in battaglia, così tende a provare un certo risentimento o perfino un certo disprezzo per chi è sopravvissuto. Vasco è partito spesso, ma è sempre tornato. Viaggi all’inferno andata e ritorno. E questo ha rivoluzionato tutti gli schemi e le regole del gioco, smentendo ogni luogo comune, ogni preconcetto condiviso, tutto quello che da sempre veniva dato per scontato ed ovvio: per vivere al massimo non è necessario morire presto e le leggende non appartengono soltanto al passato. Vasco ha vissuto davvero ed è ancora vivo. E’ un’eccezione, un miracolo sorprendente e bellissimo. Da brivido. E’ leggenda e persona vivente insieme, è vecchio e giovane allo stesso tempo. E’ un paradosso, una contraddizione, uno stupore imprevedibile e continuo, un fenomeno naturale e paranormale. E’ Vasco.
Buon compleanno, Komandante!
E grazie per non aver mai smesso di essere vivo!
Claudio Bardi
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