18 Novembre 2011
E adesso che tocca a me
di Arcangelo Ark Tangorra
Non c'è una sola canzone di Vasco Rossi che non racconti la vita, così com'è, spogliata di ogni aspettativa e rivestita di cruda realtà; nell'album "Il Mondo che Vorrei" questa traccia è presente in maniera coerente e mai ripetuta per tutto il percorso musicale. E' amaro, a tratti scanzonato, ma molto introspettivo; ci sono messaggi che vanno interpretati, come sempre, e altri che sono crudi e diretti, spietati.
Un esempio lampante lo troviamo nel brano "E Adesso che Tocca a Me", diamante purissimo che brilla del coraggio di un uomo che si riprende in mano la sua vita, alla faccia delle convenzioni tradizionali che vorrebbero una rockstar dipinta, nell'immaginario collettivo, come "oggetto" e non come "persona". L'analisi del tempo che è passato è violenta e fa male come un calcio nello stomaco. Ho sentito qualcuno che si domandava quale fosse l'intenzione dell'artista; a me viene da rispondere che qui, semmai, c'è l'intenzione dell'uomo più di quella dell'artista. Lo si capisce dal video, esempio di un coraggio di se stessi che mai è stato esplicitato in questa chiave da nessuno, prima d'ora.
Vasco Rossi è questo qui, eterno precursore di ogni modo d'essere e di intendere le cose della vita; non cerca di tornare indietro, come fanno tutti, ma si proietta in avanti lasciando orme di malinconia sul suo cammino, e rivelandole senza pudori a chiunque lo ascolti e lo guardi. Permeato di quella tristezza comune a tutti, ma difficilmente confessata dagli altri, Vasco si chiede a che cosa gli serva una macchina, simbolo dell'età adulta, ora che non ha più il suo motorino, icona dell'età adolescenziale. E ci dice che non gliene frega niente della Svizzera, simbolo del successo personale ed economico, adesso che non c'è più Topo Gigio, parafrasi dell' infanzia. Nel video si mostra nella sua integrità; jeans, scarpe da ginnastica, camicia bianca e... Niente cappellino.
Questo è il messaggio del brano: il tempo che è passato e che continua a passare, spietato come un aratro in un campo. E non basta il "dove" è riuscito ad arrivare, quando la realtà è questa qui. Vasco è "arrivato", ma vorrebbe non esserlo. A patto di poter ricominciare da capo la sua meravigliosa avventura, non per cambiare delle cose (perché Vasco è sempre stato coerente), ma per migliorarne delle altre, se possibile, o anche solo per avere "un'altra occasione". Già; e chi l'ha detto che "avere un'altra occasione" sia un sogno limitato soltanto a quelli che non hanno avuto il successo di Vasco Rossi?
Nel video della canzone ci porta in una casa grande, antica e spoglia, con le sole eccezioni di una poltrona, un piccolo stereo e uno specchio. Niente tende alle finestre, e una luce naturale che lo investe di se stesso. Vasco si avvicina allo specchio. Si guarda. Si lascia guardare. E parla con gli occhi. Come sempre. E racconta com'è la vita, "adesso che tocca a lui"; con tutti gli amori, le storie, i chilometri, i palchi, la gente, gli amici, gli errori, le conseguenze, i dolori, le verità, la determinazione e la corsa a quelle illusioni che ne hanno fatto quello che è, ma che "E adesso" contano poco. "E Adesso" che la realtà è questa qui. "E Adesso" che alcuni sogni sono stati realizzati e altri sono stati infranti. "E Adesso" che i grandi obiettivi sono stati raggiunti. "E Adesso" che non ci sono più il Roxy Bar né Steve Mc Queen da mettere nel mirino. "E Adesso che Tocca a Me".
Arcangelo Ark Tangorra
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