Che in termini di ipocrisia intellettuale è paragonabile solamente a colui che guarda la pagliuzza nell’occhio del suo prossimo e poi fa l’ingoio a negri della stazione.
Le procurava visibile soddisfazione sfilarmi con un rapido movimento la sigaretta di bocca e sbriciolarla davanti ai miei occhi, con la stessa espressione compiaciuta di un bambino down che si è appena infilato un lego nel sedere. O un bambino normale, per carità. Un bambino normale di dimensioni adeguate ad entrare nel sedere di un bambino down.
Ottima trovata, Claudia. Indurmi a smettere di fumare privandomi di una delle marginali sigarette della mia stecca di Marlboro: che stratagemma ingegnoso. Qual è la tua prossima mossa, rubarmi il naso? Tredici anni di severo e rassegnato tabagismo per realizzare un giorno che la soluzione era sotto i miei occhi. E mi duole che tu non possa percepire la gratitudine che nutro nei tuoi confronti, mentre ti allontano a calci nel culo da casa mia.
Non ho niente contro i non fumatori, sia chiaro: avete i vostri spazi incontaminati all’interno dei quali mi sta bene che siate marginati e in cui vi lascio soli ad ordinarmi un antipasto di fritti, mentre vado fuori a fumarmi una Camel con la vostra ragazza. Confinati nella gabbia di salubrità che vi siete creati, mentre attraverso il vetro cercate di seguire il labiale della vostra donna che intrattiene con me divertentissimi discorsi da fumatori.
Ciò che piuttosto mi inquieta è il deliberato sadismo con cui questi spietati nemici della nicotina esercitano consolidate forme di violenza psicologica sui tabagisti, facendosi scudo dell’ipocrita pretesto di farlo per il tuo bene. Rientra perfettamente nel quadro delle brutali repressioni socio-culturali di cui la storia è stata sgomenta spettatrice. Mi riferisco alla coercizione ideologica della Cina maoista, alle persecuzioni anticomuniste del maccartismo d’oltreoceano, alla selvaggia caccia ai braccianti omosessuali della Spagna di Franco.
Sì, l’ultima me la sono inventata.
Parlo di quell’aria inquisitoria con cui ti chiedono quante sigarette fumi al giorno, quasi potessero fare una rapida stima mentale degli anni di vita che ti rimangono. Non so dirvi, davvero. Ne fumo venti. Ne fumo trenta. Ne fumo sessanta. Ho un fottuto negro in giardino che mi coltiva tabacco che faccio essiccare da un bue ed un asinello. Quale cifra appaga il vostro smanioso bisogno di sentirvi più assennati e, se dio vuole, migliori di me?
“Manchi di rispetto al tuo corpo, Qualcosa”.
Pisciami sul ventre e strizzami forte i capezzoli, baby.
Nell’attribuzione dei ruoli, la distinzione tra buoni e cattivi in tema di tabagismo è inequivocabile e manichea: fumare è sbagliato e non dà adito a nessuna attenuante di sorta. Un uomo può aver violentato un bambino perché da piccolo ha subito maltrattamenti o perché è stato accusato di plagio da Al Bano. Una ragazza può venire sgozzata per un gioco erotico sfuggito al controllo o per permettere a Vespa di farci una puntata. Un fumatore non può invece nascondersi dietro nessuna cazzo di scusante. Persino Priebke se la sarebbe cavata, se non fosse saltata fuori la storia della pipa. Sul serio, decisiva per la comminazione della sua pena fu la messa agli atti di un resoconto della Gestapo in cui si descrivevano minuziosamente le raccapriccianti sevizie che l’ufficiale nazista perpetrava con la sua pipa alle giovani deportate ebree, per poi assaporarne gli umori una volta accesa. Il “tabacco di Venere”, lo chiamava.
Sì, mi sono inventato anche questa.
Quindi mettiamo subito le cose in chiaro: a meno che non siate Paolo Fox, risparmiatemi i vostri discorsetti sul cancro.
“Suvvia, Qualcosa. È da idioti sperperare un patrimonio su un prodotto cancerogeno col solo intento di sentirsi più fighi”.
È un concetto interessante, sul serio. Appuntalo sul tuo iPhone.
Ogni anno il fumo uccide più degli incidenti stradali? Sono impressionato. Direi che abbiamo nuovo materiale per costruire la linea difensiva di Amanda Knox. Mio nonno aveva un tumore alla lingua perché fumava due pacchi di Alfa al giorno, ma è morto investito da una Twingo: dove lo conteggiate? Andiamo, è un paragone statistico insensato; quasi come dire che se io ho due polli e tu nemmeno uno, in media entrambi facciamo l’ingoio a negri della stazione.
Avete mai fatto l’ingoio ad un negro della stazione?
Io sì.
È come farsi devitalizzare un molare, solo che ci vuole più tempo.
Sempre che il vostro dentista non sia un negro della stazione, ovvio.
Ma torniamo ai tumori.
La strumentalizzazione della malattia come vessillo della campagna antitabagista trova il suo acme di spregevolezza nel bieco utilizzo argomentativo del fumo passivo. L’altro giorno per esempio stavo bevendo un cocktail e mi sono acceso una sigaretta quando questa tizia si avvicina e mi intima di spegnerla, mostrandomi preoccupata suo figlio di sei anni seduto accanto a me. Così ho ciccato stizzito nel vodkalemon e sono uscito dalla darkroom.
Perché non sia mai che ai vostri pargoli venga propinata una qualche sostanza cancerogena che non sia contenuta in un Happy Meal. Schiere di placidi lattanti usati a mo’ di ariete per scardinare le fragili porte emotive del nostro già provato animo tabagista. Che vigliaccata.
Avete mai usato un bambino a mo’ di ariete per scardinare una porta?
Io sì.
È come farsi devitalizzare un molare.
Un molare di dimensioni adeguate ad entrare nel sedere di un bambino down.
Naturale estensione di questa psicosi infanticida sono tutte quelle paranoie legate al consumo di sigarette in presenza di donne incinte o agli effetti devastanti che nicotina e monossido di carbonio avrebbero sulla motilità degli spermatozoi.
Ora, partendo dal presupposto che se dovessi trovarmi costretto a rendere conto ad una donna gravida suppongo che il tabagismo sarebbe il mio ultimo problema, davvero pensano di disincentivarmi a consumare sigarette minacciandomi di non poter mettere al mondo disgustosi abbozzi di ominidi a cui rifocillare il PostePay? Cos’è, contropsicologia spicciola?
“I tuoi deboli spermatozoi non avranno la più forza di giungere agli ovai, Qualcosa”.
Specie se gli tocca partire dalle tette, Watson.
È verosimile che alcuni di voi stiano obiettando: “Adesso basta, Qualcosa. Sei indecente. Mio padre c’è morto, di tumore ai polmoni”, invocando il soccorso dei parenti come quando alle medie il bulletto di turno vi cagava nell’Invicta. Mettiamola così: anche mio nonno è morto per aver lasciato un commento mediocre su un blog, eppure mica vengo a prendermela con voi.
Intendiamoci, non voglio convincere nessuno che fumare faccia bene: i distributori automatici si svuotano fin troppo rapidamente già adesso. Vi chiedo solo di lasciarci in pace. Considerateci grossomodo come dei drogati, d’accordo? Andreste mai – non so – da un eroinomane a sfilargli di mano la siringa? No, perché vi tramortirebbe con il tomtom che ha appena fottuto, vi piscerebbe addosso, vi ruberebbe chiavi e portafogli, si intrufolorebbe coi favori della notte a casa vostra e ridurrebbe i vostri cari in uno stato di semischiavitù sessuale smerciando i loro video hard in Belgio per ricavarne proventi sufficienti a comprarsi la dose, il figlio di puttana.
Dimostrando peraltro spirito d’iniziativa e doti imprenditoriali francamente sorprendenti, per un eroinomane.
I fumatori sono semplicemente dei drogati che non hanno ancora esperito la vasta gamma di violente reazioni emozionali che la loro dipendenza potrebbe ampiamente giustificare, ed è mio intento dimostrarvelo con un rapido test riservato ai tabagisti che mi stanno leggendo.
Dunque, vediamo: sono le sette del pomeriggio e vi ritrovate in tasca solamente cinque euro; cosa comprate: un pacco di sigarette o il latte per la colazione di domattina?
Visto?
Alziamo la posta: un pacco di sigarette o l’insulina per il diabete di vostra madre?
Cristosanto, siete dei mostri.
D’accordo, l’ultima: un pacco di sigarette o dei profilattici per la calabrese con la quarta di reggiseno che avete conosciuto in campeggio e che sotto gli effetti dell’MDMA vi ha confessato di sentirsi irrefrenabilmente attratta da voi ma che la sua voglia di farsi penetrare selvaggiamente è contrastata dai sensi di colpa generati dal fatto che ha lo scolo?
Vi do tutto il tempo che vi serve.
Ok, vada per il profilattici. D’altra parte avete già i due pacchetti degli esempi precedenti.
Diciamo le cose come stanno, gente: siamo dei tossicodipendenti socialmente accettati che quotidianamente rimpinguano le casse dello Stato in cambio dell’inalienabile diritto di poterci accorciare la vita. Siamo la variante remunerativa e multifilter di Eluana Englaro.
Ogni anno un fumatore medio versa all’erario all’incirca €1.095 di tasse, che moltiplicati per i 12,2 milioni di tabagisti in Italia fanno grossomodo €13.359.900.000 annuali. E mai che uno di voi stronzi che ci abbia detto grazie. Tredicimiliarditrecentocinquantanovemilioni di euro che serviranno a comprare lo scivolo su cui si trastullerà il piccolo Mattia.
O in qualunque altra maniera si chiami il ragazzino sfornato da quella colf alla pari che avete accidentalmente ingravidato con il vostro agile e fecondo sperma di non fumatori.
Qualcosa del Genere
http://avantlaguerre.com/2009/10/25/coff/