Non tutti sanno che..
Nel Maggio del 79 usciva l’album "
Non siamo mica gli americani", una novità assoluta per il panorama della musica italiana, il cambiamento radicale nel cantautorato che diventa rock.
Nel 79 Vasco rappresenta il “nuovo epocale” (come intuì Arbore volendolo nel suo programma domenicale proprio con “Faccio il militare”),
Se ne accorge quel manipolo di lungimiranti che va ai suoi primi concerti ma non se ne accorge ancora l’"intellighenzia” che non sa come catalogare i dischi di quel personaggio.
I primi album- “
è solo divertimento e soddisfazione per avere tra le mani il disco vero e proprio”.
Anche i brani del secondo album sono tutti scritti, interpretati arrangiati da Vasco Rossi, con la preziosa collaborazione di Gaetano Curreri, il primo a fargli notare le sue doti e a spingerlo a cantare le sue canzoni fin dai tempi non sospetti di Punto Radio.
E proprio dalla radio Vasco pesca i suoi primi collaboratori musicali, quelli che conosce già, da da Maurizio Solieri a Massimo Riva.
Ai quali si aggiungeranno anche Maurizio Lolli, Guido Elmi, ecc.
Dopo questo album Gaetano Betoten Curreri non sarà più al fianco dell’amico rock perchè chiamato da lucio Dalla a formare gli Stadio,
il gruppo poi della sua vita.
Ma i due continueranno a collaborare da grandi, come autori di diveri successi come
E dimmi che non vuoi morire per Patty Pravo e tanti altri.
Tutto il resto è storia. Dal Terzo album, “
Colpa d’Alfredo” - il “motivo” di Modena Park - cambia menti e rivoluzione nella scena rock.
NON SIAMO MICA GLI AMERICANI
Questo non vuol dire che non si possa fare un rock crudo e violento, sprezzante del pensiero comune, del vestito grigio, dell’uomo omologato, dove la canzone d’amore vale solo se si tocca l’intimo femminile in modo viscerale, allontanandosi più possibile dal cliché del “piccolo grande amore”.
La canzonetta va presa a calci, e alla musica italiana urge dare un potente scossone. Vasco lo sa fin da subito, ma pare ancora impossibile trovare le condizioni opportune perché la sua carriera prenda il volo.
Il disco esce nel maggio 1979.
E nel 1979 la prima canzone del Lato A di Vasco Rossi parla esplicitamente di Sesso non consumato…
IO NON SO PIÙ COSA FARE è cantata da sotto le lenzuola:
“Io me ne stavo tranquillo facendo finta di dormire, lei si avvicina piano, facendo finta di sognare, e poi mi tocca una mano, dolcemente piano piano”.
Nei primi suoi tour Vasco la cantava divertendosi molto, al “e dovrei essere molto virile, e continuare magari per più di due ore, troppo”, aggiungeva spesso “Solieri ce la fa, anche tre, anche tre!”.
Dopo il 1980 ha smesso di cantarla, forse anche per via della parola “femminista”, ormai “passata” a ridosso del decennio successivo.
FEGATO FEGATO SPAPPOLATO, una festa di paese che prende una brutta piega, bozzetto feroce del quotidiano nel paesello animato dalla pecora nera, che fugge impazzita.
Una canzone perfetta per quei tempi, che naviga insieme ai fumetti di Andrea Pazienza, con un riff punk che diventerà celebre (infatti Vasco negli anni 80 la canta appena prima della cover di God Save the Queen dei Sex Pistols). Un pezzo che diventa importantissimo durante tutti i suoi quarant’anni di carriera. (La canterà nel 1981-82-83. 1994-95-96. 2003-04, e 2018).
Forse una di quelle che a Vasco è dispiaciuto dover escludere a Modena Park, poiché la ritroviamo appena dopo, nel Vasco Non Stop Live 2018.
SBALLI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO non è invece mancata al mitico concertone del 2017, altra chicca di primissima qualità regalata ai 225.000 di Modena, che Vasco aveva proposto in tempi recenti nel 2014, ma che in pochi avevano sentito dal vivo.
Il lato A chiude con PER QUELLO CHE HO DA FARE, canzone ultima ma prima, perché contiene la frase che dà il titolo all’intero album.
Vasco l’ha riproposta in tempi recenti in versione acustica e solista.
Una versione un po’ struggente rispetto a quella ormai remota del 1995 durante Rock sotto l’assedio, nella quale scherza felice con Massimo Riva.
E il lato B riapre con la stessa canzone versione “reprise”, riprendendo quel “Vacca gli indiani” che ancora oggi, a distanza di 40 anni, strappa un sorriso.
LA STREGA, mitico ritratto di una ragazza libera e un po’ spietata: la bigotta la guarda con sospetto (ma tanto lei…), e tutte in fondo un po’ la invidiano per l’autocontrollo, il menefreghismo, quel suo essere un po’ al di sopra di tutto e tutti. Nessuno sa in realtà quanto viva bene a non perdere mai la testa. È una donna che Vasco descrive restandone alla larga, come se frequentassero lo stesso posto, ma lui facesse bene attenzione a non fare la fine degli uomini caduti ai suoi piedi.
Canzone fondamentale dei primi live, ripresa in questi ultimi anni in alcuni medley rock.
La numero 3.
ALBACHIARA, canzone al primo posto in tutte quelle scritte da Vasco nei suoi 32 album ufficiali come “Ma chi l’avrebbe mai detto”?
Se Vasco inizia questo album parlando di sesso, lo chiude alludendo alla masturbazione femminile…
Lo fa in modo talmente delicato da scatenare un’esplosione di carica emotiva ed erotica, da prime luci dell’alba appunto.
La canzone si libera velocemente nell’aria, diventa subito richiestissima durante i primi tour (tanto che a volte si sente Vasco gridare “NO”, al pubblico dei primi anni ‘80 che la richiede insistentemente).
E dal 1982 questa è la canzone che annuncia il finale di qualsiasi live di Vasco Rossi; finché non la sentite Vasco non ha finito il suo concerto, ma quando iniziano quelle note, state pur certi che dopo più niente ci sarà. Vasco l’ha cantata esaltato, a torso nudo, scappando via subito, o restando a salutare sul palco. L’ha cantata senza più voce esausto, o ancora carico di energia, ogni volta con gli occhi soddisfatti d’amore per quel che è la magia della musica.
L’ultima canzone è QUINDICI ANNI FA, faceva da apertura ai primissimi concerti di Vasco, e quindi anche al famoso “primo concerto” di Piazza Maggiore a Bologna del 1979.
“Una canzone scritta in un momento di smodato ottimismo, poi rimpiazzato da altri avvenimenti subito dopo”, gli si sentiva dire al live di Zocca dello stesso anno.
Questa è la prima canzone di Vasco che parla di consapevolezza riguardo al passato, tema cardine di tutta la sua discografia.
Dati tecnici:
Etichetta: Lotus
Durata: 34 min. e 59 sec.
Prodotto da: Mario Rapallo e Alan Taylor
Lineup:
Chitarre: Maurizio Solieri, Massimo Riva
Batteria: Giovanni Pezzoli
Basso: Gianemilio Tassoni
Pianoforte e tastiere: Gaetano Curreri, Antonio Mancuso
Sax: Rudy Trevisi
Trombone: Sandro Comini
Cori: Auro Lugli, Massimo Riva
Arrangiamenti: Gaetano Curreri e Auro Lugli
Tecnico del suono: Maurizio Biancani
Registrato presso: Studio Fonoprint - Bologna
Bologna, 1980: Vasco incontra il pubblico al Motor Show che all’epoca ospitava nuovi artisti
(Foto tratta dal libro IL GIOVANE VASCO - LA MIA FAVOLA ROCK DA ZERO A 30: 1952-1983 IL RACCONTO ADRENALINICO DA CANTAUTORE A ROCKSTAR con Marco Mangiarotti)