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6 Febbraio 2022
 

07/02/2022: 70ooooooooooooooo.... di questi spericolati giorni sempre al massimooo. Tanti Auguri KOOoooom

  
 


Stasera su CANALE 9 in onda “QUESTA STORIA QUA” , il docufilm di Sybille Righetti presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2011.
 

Milena Gabanelli, Oggi settimanale: 
“Vasco non è né di serie A né di serie B, è più semplicemente "fuori serie". Oggi vorrei essere un mago e dirti:"Qui c'è il tuo regalo di compleanno, è la data del primo concerto dopo la lunga oppressione". Mezzo milione di persone che lavorano attorno ai concerti sono a casa da due anni. ci siamo vaccinati, abbiamo seguito le regole, ridateci la musica dal vivo! Ridateci un po' di leggerezza... ce la siamo meritata”.

Claudia Gerini, Oggi settimanale: 
“Vasco è stato un uragano in due tempi : prima rottura, poi apertura.
A 15 anni mi ha fatto innamorare, a 30 mi ha fatto capire chi sono, adesso c’è una canzone per ogni sfumatura della mia anima, per ogni tono del mio umore. È lui la colonna sonora della mia vita”.


Enrica Brocardo su F: 
“La ragione è che per lui l’età non conta, è rimasto un bambino dentro. Si diverte (e si annoia) come se avesse cinque anni. È il suo dono e la sua condanna, guardare sempre avanti, non fermarsi anche a rischio di cadere.
Quando discute con i suoi collaboratori, facciamo questo, facciamo quello, arriva sempre il momento in cui dice: “ma sì, buttati, buttiamoci”. Un bambino nato con il paracadut”.


Clemente Mimun a Novella 2000:
“Mi ha detto che non avrebbe mai pensato di arrivare a 70 anni. Non si considera un sopravvissuto ma un SUPER-VISSUTO”.



Stefano Bonaga, La repubblica Bologna, 6 febbraio:
“I suoi show sono una cerimonia cristologia dove si dà come l’ostia alla messa. È come se Vasco, al posto tuo, ti concedesse di vivere una tua esperienza attraverso di lui. I suoi concerti sono come una richiesta di comunione dell’esperienza. Si offre in sacrificio ai suoi ammiratori, si fa mangiare. Una sorta di voracità. Che è anche un difetto, che è sopraffazione degli altri. Ha una forma di oscenità, una esposizione totale del sé, ma sulla scena non fa scena, si offre sincero, quindi è di tutti”.

Enrico Brizzi, lo scrittore! Corriere della sera di Bologna, 6 febbraio
“Il ribelle dalla voce impastata, gli occhiali da sole è un animo abbastanza inquieto da invidiare sullo stesso album Albachiara e Fegato Fegato Spappolato non esiste più da un pezzo, come non esiste più l’Italia appassionata e violenta di allora. Al suo posto c’è un uomo autentico e con i piedi per terra, che ha vissuto la strana sorte di trovarsi idolatrato e da decenni regala serate memorabili di sfogo, esaltazione, catarsi. In questo senso, il movimento a mulino delle braccia, I prolungati eee-eehh, le mosse tipiche come quella di rivolgere il microfono al pubblico o affiancare il chitarrista minandone il riff, sono tappe di un percorso sempre uguale; i fan che hanno trascorso la notte in tenda di fronte ai cancelli degli stadi, il nome del nostro stampato sulle fasce da fronte in stile kamikaze, sublimano la loro carica eversiva, il male di vivere e la voglia di “vita spericolata” in una liturgia rassicurante. Si tratta dello spettacolo finale di un’epoca che si orientava con le stelle fisse, e sparirà davanti all’ipotesi, che d’ora in avanti ci si debba contentare di passaggi intermittenti di meteore.
Fortunati noi che abbiamo visto nascere il suo astro, perché non ce ne sarà mai uno così”.


Francesco Palma, Sport week:
“Emozionante e scanzonato, ancora oggi il suo è un linguaggio diverso dai suoi colleghi”.

 
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