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15 Aprile 2012
 

Vasco Rossi, l'amorale della favola

di Salvatore-ilNero-Martorana

Può un animo inquieto, contraddittorio, scomodo, sedersi nelle vellutate poltrone dell'elegante teatro?

Ad una visione superficiale si potrebbe parlare di un addio alle armi, un armistizio tacito tra società ben pensante e rocker maledetto, un tarallucci e vino all'italiana tra il bene e il male, nella cattolica e moralista Italia, all'insegna dell'arte.

La verità è che la musica classica si è nutrita di animi inquieti, folli, geniali, tutt'altro che conservatori, sempre pronti a scardinare i registri del proprio tempo, danzando tra gli spartiti come angeli dissidenti... insomma, dei veri e propri rocker maledetti del tempo!

Vasco alla "Scala" è salito di un altro gradino, ma Scala e gradino non rendono la difficoltà del percorso. Rock potrebbe aiutare, nel senso di roccia. Vasco è uno scala-tore, e questa non è che un'altra vetta raggiunta. Uno scalatore che non solo ha scalato catene di montagne, ma quelle stesse catene le ha scardinate in nome della volontà di emancipazione dell'individuo. L'impetuosa forza di volontà che tramuta nell'azione, pennellandola nella tela del presente, l'idea che, tumultuosa, scalda e incendia la mente dell'uomo che si fa artista.

Vasco rientra perfettamente nel progetto della "Scala" perché è un rivoluzionario che, stravolgendo le regole del gioco, ha perfezionato, migliorato, fatto salire di un gradino (e che gradino) la qualità della musica italiana. Vasco oggi è una "conservazione", ovvero un paradigma passato che viene visto dai giovani autori come orizzonte e faro. Ma Vasco, al tempo stesso, è rivoluzione di se stesso, una conservazione che ama essere violentata dall'esperimento, dall'impavido volere, fortemente volere, di mettere in gioco il genio e assumere nuove forme. Muta continuamente, seppur all'interno di un disegno che, lungi dal palesarsi insensato e confusionario, trova una armonia e una linearità che sbalordisce lo spettatore esterno.

Vasco Rossi non ha morale, e quando per bisogno di immagine, o per sentirsi umano, ne fa uso, occupandosi del sociale o dei figli!, entra in una dimensione artificiale, estranea, ignota, quasi fastidiosa. Ma non lo ammetterà mai. E' al di là del bene e del male, in un microcosmo in cui tiranno domina il Re Ego e la Regina Sensibilità. Lui, in quel regno, è la fonte primaria, la sorgente, la genesi di quel creato che inonderà quel che lo circonda, senza interessarsi minimamente allo scambio reciproco con gli eremiti che busseranno alla sua porta. Se vogliono un tozzo di pane darà loro una torta di mele, se in cambio però si offriranno di pulirgli il cesso lercio di casa li sbatterà fuori a calci in culo.

Vasco Rossi è folle, ma non è questione di demenza senile. E' un uomo con capacità fuori dal comune, come ne girano per le strade e seduti nelle metropolitane, che, al contrario di tanti altri, ha sudato, lottato, e sputato per far uscire dalla sua mente quel che aveva bisogno di esternare e rendere visibile a tutti, anche all'occhio meno allenato. E ragazzi miei, quando il genio prende consapevolezza delle proprie capacità, si rischia seriamente di impazzire, iniziando col fare e disfare del proprio attimo quel che prima si riservava alla più squallida puttana del motel di periferia.

Posseduti da diavolo e divino, non esiste esorcismo che possa far rinsavire il genio.

Ma non aspettatevi da lui le vostre stesse emozioni, i vostri stessi bisogni, la vostra morale.

Ha scalato troppi gradini, ha raggiunto troppe vette

per ritornare all'umano,

troppo umano.



"Allora dunque, chi sei?"

"Io sono una parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente compie il Bene."

(Faust di Goethe, epigrafe de Il maestro e Margherita di Bulgakov)
 


 


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