3 Giugno 2007
Intervista integrale del 03/06/2007
Vasco dopo due anni di vacanza rituffarsi nella folla è rigenerante?
Intanto vorrei dire che lo stadio Olimpico esaurito
per due giorni di seguito è una cosa che non avrei mai immaginato nemmeno
nelle mie fantasie più "spericolate".
Fare musica dal vivo con uno straordinario gruppo come il mio, davanti
a un pubblico così attento, preparato, numeroso e pieno di energia è una
vera libidine.
Io sono pronto. Sto già compiendo la solita trasformazione
da bruco crisalide in farfalla. Sei mesi fa ero uno straccio e pesavo 92
kili oggi sono dimagrito e mi sembra di avere vent'anni di meno.
Come spieghi il tuo rapporto col pubblico? Sei amatissimo senza distinzioni
geografiche, di censo, di classe sociale, di età.
Per me è sempre un mistero. Io scrivo canzoni, che
sono emozioni fotografate e fissate in una istantanea allo stato musicale e
la sensibilità necessaria per apprezzarle non ha etàcenso
o classe sociale. È il grande miracolo della musica che fa provare
sensazioni così intense che fanno bene al cuore. Questo porta ad avere
un affetto speciale anche per l'artista.
La mia poi è una lunga storia, cominciata tanti anni fa.È Anche
se molti se ne sono accorti un pò tardi.
L'adrenalina che d� trovarsi davanti a decine di migliaia di persone
acclamanti è probabilmente impareggiabile, ma non ti viene voglia ogni
tanto di un rapporto più stretto, meno indistinto, più raccolto?
Raccolto? Non è l'ambiente che conta. Non è l'artista
che sceglie il suo pubblico è il pubblico che sceglie il suo artista.
E il "rapporto" è sempre lo stesso. Che siano 10,
100 o 100.000 sono sempre un'anima sola. La grande anima umana. A parte
quelli distratti, naturalmente ma ai miei concerti sono molto pochi.
Roma ha segnato in qualche modo la tua carriera?
Si, ci ho messo molto a conquistarla. E
ricordo ancora molto bene i concerti semideserti e la frustrazione.
Nei primi anni ottanta fare del rock in italiano non era affatto facile e
i pregiudizi su Vasco Rossi e la sua musica erano moolto forti. È stata
molto dura e quindi la soddisfazione è taanta.
Affronterai nel concerto temi che ti sono vicini come quelli delle libertà civili
oggi assai caldi?
Certo, li affronterà come sempre con le mie canzoni. Non
amo i discorsi dal palco. Li ho sempre considerati un pò antipatici
e troppo comodi. Sia che si tratti di facili slogan o di spiegazioni
delle proprie canzoni. Penso sia più onesto e corretto "parlare" con
la musica che è poi quella che la gente è venuta ad ascoltare.
Le libertà civili oggi sono sempre più calpestate e
represse in nome di ipocrite guerre preventive: al terrorismo, alle
coppie di fatto, al fumo, alla droga, agli incidenti del sabato sera, alle
disgrazie che purtroppo sono inevitabili. In nome della salute pubblica,
della prevenzione, della morale, della statistica, della retorica della cultura
della vita e di tante altre belle parole con le quali si riempiono la bocca
quotidianamente le anime belle che dicono di preoccuparsi del bene della
gente mentre invece pensano solo ai loro interessi personali ed elettorali!
Il risultato sono un sacco di "leggi alle intenzioni",
criminalizzazione dei comportamenti e posti di blocco che ritirano
patenti a chi non ha ancora fatto nessun incidente e che ha bisogno della
macchina per andare a lavorare.
Qualche settimana fa Zucchero nell'euforia del successo parigino ha detto
che nella musica italiana esistete solo voi due: lui è il re del blues,
tu sei il re del rock: che ne dici?
Bontà sua! Mi basterebbe essere il re
di me stesso!
Sei un italiano felice o appartieni alla categoria dei delusi? Magari fra
quelli che ce l'hanno con la politica, se ne sono accorti anche i politici
che qualcosa non va.
Sono un lupo solitario. Non sono certo deluso
o depresso per la politica. E non sono neanche tra quelli che si aspettano
qualcosa dalla
politica. Penso che sia uno "scontro" continuo di forze alla
ricerca di equilibri sempre momentanei e precari e che i politici non siano
certo migliori o peggiori della gente che rappresentano. Capisco che sia
una cosa seria e necessaria ma io faccio la mia vita e non me ne occupo molto.
Del resto non mi sento rappresentato da nessun partito. A parte quello radicale
del quale condivido pienamente le battaglie sociali per i diritti civili.
Seguo la politica con la stessa curiosità e passione con cui
seguo il calcio.
C'è qualcosa che è paragonabile per emozioni e gratificazioni
al mestiere che fai?
Forse fare il funambolo o l'equilibrista.
Non hai molto curato la tua carriera all'estero: più pigrizia che convinzione?
Sono partito da Zocca, e già arrivare a Roma è stato
per me un enorme balzo.
Parlo scrivo e canto in italiano. Sono già molto soddisfatto
e ringrazio il cielo (e la chitarra) per il successo che ho. Detto questo,
sarà forse anche una questione di qualità ma, se nasci a Los
Angeles o a Londra e riesci a incidere un disco con una casa discografica
(e la stessa fatica), in qualsiasi parte del mondo lo vengono a sapere e
magari lo possono andare a comprare. Se lo incidi a Bologna o a Milano bella
grazia se lo vengono a sapere in Sicilia. È una questione di lingua,
di "cultura dominante" e di mezzi di comunicazione non di pigrizia.
In Italia le radio trasmettono il 90% di musica in lingua inglese, in Inghilterra
se ne guardano bene dal fare altrettanto con la musica italiana. Chissà perchè?!
Se arriva in Italia un gruppo qualsiasi come i duran duran Pippo Baudo
li presenta subito a domenicaIn. Alla BBC nemmeno si sognano di fare vedere
un mio concerto. Con buona pace di Severgnini (che saluto da interista)
non siamo noi che snobbiamo l'Europa è l'Europa che snobba
noi.
La musica mondiale è un grande business nelle mani degli
inglesi e degli americani che esportano in tutto il mondo, diciamo cosè,
sulla punta delle loro baionette
Certo, potrei cantare in spagnolo ma mi sentirei ridicolo.
Preferisco andarci in vacanza all'estero.