12 Luglio 2014
"Vasco Magno, il Conquistatore" di Valeria Genova
La conquista richiede sacrificio, coraggio e sopratutto costanza: quella determinazione che porta a ”tenere duro”, senza mollare la presa, consapevoli della possibilità dell’insuccesso e per questo affamati di successo.
La conquista richiede una guerra, ad armi pari, con l’orgoglio sbattuto dentro al secchio dell’immondizia e l’arroganza in discarica.
La guerra negativa o positiva che sia è necessaria, come sosteneva Eraclito, secondo cui l'ordine e la stabilità del mondo sono “tutto un equilibrio sopra la follia”, dove gli opposti esistono necessariamente perché senza di essi neppure esisterebbero gli esseri.
E così Platone affermava che “nella realtà delle cose, per forza di natura, c'è sempre una guerra, se pur non dichiarata di tutti gli stati contro tutti...”.
Vasco è da sempre in guerra.
Vasco da sempre conquista.
La sua guerra la combatte da sempre a suon di parole nelle “arene” che oggi chiamiamo stadi.
La sua musica lo aiuta nelle conquiste di terre sconosciute occupate da giovani ragazzini di 10 anni che, inermi, si lasciano travolgere, così come di terre già da secoli conquistate ma che hanno bisogno di qualcuno che spieghi loro come stanno realmente le cose.
Nell’ “arena” romana dell’Olimpico ho visto un guerriero, un gladiatore andare alla conquista di ciò che più è suo: il palco, la gente, lo spazio, il tempo, le note.
Abitanti di terre giovani, di terre già da molti frequentate: c’erano tutti.
Consideriamoli “i soliti”, anche se non tutti sono “soliti” farsi trascinare da Vasco, eppure c’erano, assistevano e, come gli Imperatori romani, non potevano che tenere il pollice sempre verso l’alto, per non dare in pasto ai leoni quell’eccezionale gladiatore che avevano davanti agli occhi.
La guerra di Vasco è perenne; la sua musica è in continua modalità “conquista” verso orizzonti anche a lui stesso ignoti.
Le sue frecce, i suoi proiettili, i suoi cannoni sono note “dure” che si alzano al cielo dal prato dell’Olimpico, con talmente tanta potenza che lo spazio circostante si squarcia per lasciare libero il passaggio alle emozioni.
Note che feriscono, tramortiscono, perché “gli spari sopra sono per NOI” che assistiamo a questa guerra fantascientifica fatta di luci, fumi, laser e un uomo che, anche senza tali stupefacenti suppellettili, sarebbe in grado di combatterla a mani nude.
Un Vasco Magno il Conquistatore che ti prende, ti fa sbattere la testa contro il muro, ti tortura con la stessa piacevole delicatezza con cui un pittore dipinge la sua tela; ma lui urla a quella tela che ha davanti e dipinge l’ Universo di Vasco, un quadro semplice che rappresenta la vita di ognuno di noi.
Valeria Genova
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