Da un po' di tempo la mia amica Sabry che non è Gabry ma a suo modo, tra sentieri e cime, sa far tremare il cuore e smettere di respirare, aveva in mente "un viaggio".
Uno di quei viaggi che si fanno con le gambe ma anche col cuore, come ci ha detto un amico che coi suoi consigli e discorsi seri ma soprattutto opportuni ci ha aiutati non poco.
Il progetto, a causa mia, rischiava di saltare, le scorse settimane avevo alcuni Rock 'n' Roll Show da vedere e per il soundcheck di Rimini ho rinunciato ad una serata importante dove lei era protagonista su un altro palco a parlare di montagna.
Poteva offendersi, invece è una donna che vive di passioni e occasioni da prendere al volo come i piccioni e ha capito che andavo in un posto speciale, da una persona speciale.
La fortuna quando c'è aiuta gli audaci e le previsioni meteo ci danno un'opportunità.
L'idea è una di quelle che non ti fanno dormire sereno i giorni precedenti la partenza, un po' per la meta, un po' per le tante incognite, un po' perché non ci si sente mai pronti ma poi si va lo stesso.
Sembra strano anche a me ma sembrano le apprensioni che ci sono prima dell'apertura delle vendite dei biglietti o la sera prima di un concerto di Vasco, sono quei brividi che senti salire e che ancora (nonostante le decine e decine di date fatte) non riesci a capire.
Sabato la sveglia è atroce ma quando passa la necessità di andare, non importa se siamo ancora in coma.
Ci aspettano ( tanti e faticosi) passi per grandi emozioni.
Per strada salutiamo una grossa volpe che ho scambiato per un lupo, va bè oh...
All' 1,15 partiamo dal Premassone con zaini pesanti, un po' di ansia ma tanto entusiasmo.
L'avvicinamento alle scale del Miller è accompagnato da tanti occhietti illuminati dalle nostre frontali, avranno pensato:
"Noi ci fermiamo nel bosco che abbiamo voglia di abitare".
Arriviamo al Rifugio Gnutti abbastanza velocemente, la temperatura è ottima si respira l'aria giusta.
Ci lasciamo alle spalle il Pantano del Miller, tutt'intorno le sagome delle montagne sembrano contenere la miriade di stelle (con qualcuno dei pochi sogni che speriamo si avverino) di una notte che già così è memorabile.
Ce lo diciamo anche per farci forza in caso non dovessimo farcela ma noi siamo Merenderos e come dice Vasco : "Basta ridere oppure piangere".
Eccoci al punto che ci ha fatto passare notti agitate:
Il canale Ovest dell'Adamello.
Premetto che molti alpinisti veri potrebbero storcere il naso ma per noi queste sono cose toste.
Cambiamo assetto, indossiamo caschetto, picche e ramponi.
La neve è dura, tiene e questo ci rende euforici, non siamo soli, contiamo altre dieci anime alcune ci precedono, altre ci raggiungeranno.
A metà canale circa la consistenza della neve peggiora e qualche difficoltà (almeno a noi) la crea ma manca poco a rivedere una delle cose più belle che ci siano:
Il Pian di Neve che potremmo finalmente chiamare anche Pien di Neve dopo le sue recenti sofferenze.
Il Corno Miller immacolato è uno spettacolo, qualche traccia verso l'Adamello c'è ma il nostro obiettivo è un altro, abbiamo prenotato una suite allo "Stupido Hotel Ugolini" e qui di tracciato non c'è nulla, raggiungiamo la meta finiti dagli sforzi, finalmente morti.
Il Bivacco è tutto nostro, la Sabry si fionda sulla branda di destra, boh le sarà piaciuta quella zona, io dalla parte opposta.
Siamo contenti, impossibile descrivere ciò che vediamo, quello che si prova non si può spiegare qui.
Siamo stanchi, al sole si sta divinamente e ci stendiamo su una grande roccia che ci fa da scoglio su quel mare bianco lì sotto.
Una delle idee era di andare in vetta all'Adamello per guardare il tramonto ma il Re non è d'accordo, chiama a raccolta dannate nuvole e nebbia, vuole stare da solo, giusto si faccia desiderare.
Alle 21 siamo già nel sacco a pelo dopo una raviolata che neanche Cracco...
Sveglia alle 3,30, il sole sorgerà alle 5,26, esco dall'Ugolini e quasi cado sulla neve rigelata (buon segno), tutto limpido, neanche un piccolo difetto, praticamente perfetto:
"Sabry, andiamo!"
Col cuore che batte più forte e non solo per i ben oltre 3000 mt, arriviamo in vetta in perfetto orario, qui non c'è nessuna foto a testimoniare le lacrime di gioia e l'abbraccio carico di significati.
Siamo soli, privilegiati ed emozionati che altro dire: SIAMO VIVI.
Guardiamo il sole che abbiamo e mi sento fortunato, dopo le Albachiara di Rimini e le tre di Bologna eccone un'altra molto speciale.
Dario Bettinsoli