10 Luglio 2014
LIVE KOM-014 THE MAXIMUM POWER! (di Arcangelo Ark Tangorra)
LIVE KOM-014
THE MAXIMUM POWER!
(di Arcangelo Ark Tangorra)
Quando un Uomo riempie tre volte lo stadio Olimpico di Roma e quattro volte lo stadio San Siro di Milano ogni parola che si può spendere diventa superflua.
Superflua sullo spettacolo, sull'impatto scenico, su quello emotivo e sull'Uomo stesso.
Per la prima volta mi trovo in imbarazzo a realizzare "sulla carta" l'universo infinito di intrecci melodici mitragliati ad altezza uomo in direzione di ogni singola persona presente.
È stato il concerto più duro che io abbia visto. Un messaggio diretto, sparato con la massima forza e precisione.
Selettivo e irriverente come e più di sempre, Vasco porta sul palco un Rossi che dimostra quindici anni di meno nella forma artistica e fisica, nella totale lucidità della presenza scenica ed emozionale, e nella capacità comunicativa del donarsi senza nessuna riserva ai cuori e ai polmoni strappati e lanciati sul palco per lui.
Corre, corre, corre così tanto che la linea frontale e la passerella sembrano non bastargli.
Voce e fiato non litigano mai tra di loro, ogni parola è scandita senza riserve di ossigeno richieste, e vola a livelli inimmaginabili sul finale di "Un senso", senza mai permettere a nessun limite di frapporsi tra lui e la sua volontà, che è di ferro, e d'acciaio, in linea con lo spettacolo studiato e presentato come uno schiaffone stampato in faccia ai troppi denigratori che lo pensavano alla fine della carriera.
L'Uomo-Vasco ne esce un'altra volta vincitore, trionfatore, appoggiando il suo ennesimo, inarrivabile successo sull'umanità e sull'umiltà, sul finire dell'ultima data milanese, quando dice "ce la farete tutti. Se ce l'ho fatta io, ce la potete fare anche voi". E poi cede a un attimo di commozione, aggiungendo poche parole in risposta all'Amore che diluvia fragoroso per lui dal prato e dagli spalti, gremiti fino all'inverosimile.
"...che cosa posso dirvi ancora...", quasi sussurrato con quel filo di voce che si percepisce sul punto della rottura a causa della sua stessa emozione, che viene raccolta e rispedita al mittente non appena partono le note di una "Albachiara" tanto intensa da raggiungere gli stessi livelli struggenti di "Sally" e di "Siamo Soli".
Ed è l'ennesimo miracolo dell'arte che si è incarnata nell'Uomo, questa trasmigrazione di intenzioni che decollano dallo stomaco per essere vomitate in ogni anima, che, grazie a questo miracolo musicale, attinge nuova vita sotto forma di gioia.
Già, la gioia.
Vasco è un portatore sano di gioia, ma non ne è affetto. Non ne è affetto perché è sempre troppo impegnato a distribuirne in giro.
Tenendo per sé lo stretto indispensabile e, a volte, neanche quello.
Un Uomo generoso al limite della follia, come quel brivido, come quella vita che non può fare altro che volare via.
A luci spente restano il prato e gli spalti vuoti, che racconteranno a ogni generazione futura che cosa è stato in grado di fare un Uomo Solo della sua Vita e della sua Arte.
Ma non ancora.
Non ancora perché Vasco e gli stadi, San Siro in testa, avranno ancora tanto da fare e da dire nel prossimo futuro.
Per cui, rimettete la malinconia nel cassetto.
Vasco non è andato via.
Sta già per tornare.
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